“L’oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà”

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L’oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità. Il 10 Ottobre del 1901 nasceva in Svizzera l’artista Alberto Giacometti. Figlio di Giovanni Giacometti, pittore post impressionista svizzero e Annetta Stampa, iniziò a disegnare prestissimo.

La pratica del disegno, nell’opera di Giacometti diventa un mezzo per indagare gli animi. Lui, così vicino alla realtà esistenzialista, traduce in segno le contraddizioni e le difese dell’inconscio. Difese che vogliono i suoi personaggi visti con una spiccata rigidità frontale. Sono fisicamente presenti eppure distanti, con lo sguardo spesso dissimulato nell’ombra. E’ molto interessante come nella difficile decodificazione delle emozioni dei suoi personaggi, spesso soggetti di suo interesse fossero proprio familiari: la sorella Ottilia, il fratello Diego. Alberto Giacometti aveva bisogno di ritrarre persone con cui era in una reale relazione.

Se, come sostiene, l’oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità, riusciamo ad avere accesso a diversi livelli tutti vivibili. In queste realtà concretizzate dal linguaggio artistico possiamo rendere visibile ciò che talvolta non si vede: l’animo umano. I disegni di Giacometti, così come le sculture, emergono dal graffio, dalla stretta, sono assottigliati dalla compressione eppure solidissimi. Precari ma stabili a loro modo.

Oggi due grandi fondazioni raccolgono e archiviano il suo lavoro, esponendolo in tutto il mondo: la Fondation Alberto et Annette Giacometti a Parigi e la Alberto Giacometti-Stiftung a Zurigo.

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