Il Drawing Lab incontra l’artista Fabio Mariani

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Il Drawing Lab incontra l’artista Fabio Mariani.

Salve disegnatori!

Ci conosciamo ormai da un secolo, per questo motivo non posso non adottare un tono affettivo e personale nella mia introduzione sull’artista di oggi. Fabio Mariani, classe 1980 come me. Da questo dettaglio anagrafico si può forse dedurre che il nostro incontro è avvenuto tra i banchi di scuola, al liceo artistico.

Aveva per natura – come ha tuttora – l’impulso irrefrenabile della creatività.

Nella musica e nell’arte. Già in quegli anni era possibile notare che l’impulso ritmico di cui era naturalmente provvisto veniva applicato costantemente su tele, fogli, quaderni. Ma anche nelle cassette (sì, musicassette) che registrava di continuo per approfondire la sua tecnica, o perfezionare un brano. La sua giornata era cadenzata da un’evasione costante rivolta alla creatività, come se il reale fosse meno idoneo o confacente alla sua personalità di quei rifugi costituiti da disegni estemporanei fissati su qualsiasi supporto disponibile. L’impressione è che al pari delle normali funzioni umane, Fabio fosse arricchito da una caratteristica tutta sua, bizzarra e vagamente alienante, ma che gli consentiva di produrre arte costantemente, catturato da quell’impulso ritmico al quale poteva solo rispondere come esecutore. In questa chiacchierata vorrei scoprire se per lui oggi è ancora così.

Disgregazione Del Paesaggio Leonardesco
Disgregazione Del Paesaggio Leonardesco

Gran parte della tua formazione e i tuoi primi esperimenti creativi ho avuto modo di vederli in diretta come tua compagna di banco. In particolare sul mio quaderno di fisica… Disegnare all’epoca era un impulso per te. Oggi che la tua arte è diventata una professione è cambiato qualcosa nell’atto di produrre o sei ancora mosso da quell’impulso? Te lo chiedo perché i tuoi quadri hanno dei contenuti mai casuali o semplicemente dettati dall’inconscio. Quindi immagino che oggi quell’impulso sia in qualche maniera più sofisticato, o condotto attraverso delle linee guida precise.

Pensandoci bene,ad oggi ti dirò, che ho passato anni a cercare di capire come convogliare quella energia che tu definivi prima, ritmo creativo…

Diviso tra la voglia di suonare, imparare il mestiere di pittore e convincere gli altri che lo potevo fare.

Negli anni ho raggiunto sempre maggior sicurezza e consapevolezza tanto da non saper più scindere il pittore dal resto di me.

Quali sono state finora le tappe fondamentali della tua carriera artistica?

Per semplificare direi le esperienze e le mostre all’estero, Cina, Francia, Spagna e a breve Gran Bretagna.

Dissolvenza In Nero
Dissolvenza In Nero

Negli anni la tua pittura è cambiata attraverso processi che si sono evoluti in un quasi totale allontanamento dal figurato, che è stato il tuo punto di partenza. Prima insistevi molto sulle figure arricchendole di particolari anche minimi e molto minuziosi. Poi si può dire che hai attraversato una fase più sperimentale in cui queste figure iniziavano a comparire all’interno di spazi ridotti e circoscritti. Ora, sembri essertene disfatto completamente. Non penso, conoscendoti, che sia unicamente una scelta stilistica, ma piuttosto che abbia origini più profonde, da cercare forse nel tuo modo di investigare il reale e ridefinirlo visivamente.

Il mio modo di dipingere, il processo creativo si sta sciogliendo, liberando… E’ un investigare, uno sperimentare.

Quando approccio ad un nuovo lavoro, non progetto come un tempo, non inserisco dettagli, paesaggi od oggetti…

Il tutto avviene con uno stratificare lento, uno stendere colore su colore e così ancora, a volte incido, scavo, riscopro, fino alla fine del quadro.

Il The Nel Deserto - 2013
Il The Nel Deserto

La materia. Tu sei uno dei suoi più curiosi esploratori, non a caso l’indirizzo del tuo sito web è materiasutela.net. Certo la intendi in un senso più ampio di semplice sostanza funzionale ad una attività, considerando quanto hai approfondito le tecniche pittoriche e quanto hai sperimentato (anche) in tal senso. Sembra che per te il lavoro di elaborare un’opera inizi molto prima di arrivare alla tela. Cosa ti spinge a mantenere una disciplina così accurata e costante?

La materia per me è un mezzo pittorico come un altro… Per raccontare certe percezioni è ideale. Amo lavorare per contrasti… Superfici lisce dialogano con quelle ruvide, le opache con le lucide, colore trasparenti e toni sordi. È come un orchestra musicale piena di elementi eterogenei…ogni tela un microcosmo autosufficiente.

Qual è stato l’esperimento più estremo che hai riversato su tela?

Certi giorni ho miscelato di tutto negli impasti…ma forse, gli esperimenti più estremi, non sono rimasti attaccati alla tela, è un equilibrio fragilissimo, tra elasticità, coesione e adesione al supporto.

Ricordo con divertimento, l’espressione di un restauratore in visita al mio studio che osservando le tele, disse:” si vede che non ti preoccupi di chi  un giorno potrebbe doverle restaurare…” Credo di avergli risposto che il disfacimento dell’opera era da mettere in preventivo e che ero in accordo con la filosofia orientale, per il mio dipingere, quasi indispensabile. Niente in natura è eterno…

Panem Et Circenses
Panem Et Circenses

Musica e pittura sono i due poli che attraggono la tua creatività. Sembra che tu non riesca a fare a meno di immaginare mondi alternativi al reale, specialmente nei tuoi quadri più criptici, come “Il Rebus delle Muse”,  ispirato alle muse inquietanti di De Chirico.

Quello di cui parli è un dipinto di una decina di anni fa… Ero interessato alla pittura metafisica e simbolista.Ho cercato per qualche anno di far convivere su di una superficie, tecniche e materiali, figurativo e informale. Il mio lavoro di oggi è molto più personale e istintivo.

Accennavi prima alle tue esperienze fuori dall’Italia. Tu sei spesso all’estero. Si tratta di una condizione dovuta al tuo lavoro o è piuttosto una scelta tua quella di lavorare fuori dall’Italia con l’arte?

Credo sia una conseguenza della curiosità, se un artista smette di guardare intorno a sé, rischia di spegnersi.

Le esposizioni all’estero sono sempre esperienze di crescita, stimolanti.

Vorrei sapere da te quali sono tre parole in ordine di importanza che ritieni essere state la chiave della tua soddisfazione come artista.

Passione, introspezione e condivisione

Il Rebus Delle Muse - 2005
Il Rebus Delle Muse

Nel 2013 sei stato curatore durante la mostra collettiva “Spazio Macsi”. Replicherai questa esperienza o si è trattato anche in quel caso di una delle tue sperimentazioni?

Hai detto bene, “sperimentazione”… Volevo mettermi per una volta nei panni di un curatore. Oltre ad essere faticoso, posso dire che non è mai una buona cosa per un artista. A ognuno il proprio mestiere!

Dove ti vedremo prossimamente?

Nel mese di luglio avrò una personale a Londra.

Grazie infinite per averci dedicato il tuo tempo! Beh, non resta che farti un grosso in bocca al lupo per Londra e mi raccomando… Non dimenticare di tenere aggiornato 24h Drawing Lab sulla tua attività!!!

Clodoveo - 2013
Clodoveo
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