Disegno e pensiero sistemico

Sara Spizzichino, Melting marshes, olio su carta telata, cm.20×15 – 2023

Disegno e pensiero sistemico. In questo blog ed anche al corso, parliamo spesso di quanto il disegno sia uno degli strumenti privilegiati per l’indagine intorno alla realtà. Al pari del leggere e scrivere, il disegno è un modo con cui possiamo incrementare il pensiero intorno alle cose. Se da una parte è vero che siamo in grado di formulare pensieri complessi in base alle parole che conosciamo, possiamo forse dire che attraverso il disegno possiamo pensare visivamente la realtà. Fornendo a noi stessi una serie di informazioni non verbali, che ci aiutano a conoscere ciò che ci sta intorno.

L’osservazione attenta del linguaggio artistico si basa su uno sguardo talmente acuto da sfiorare la diagnosi medica, come nel ritratto che Oskar Kokoschka realizzò per Auguste Henri Forel, descritto così bene nell’Età dell’inconscio di Eric Kandel.

Il dipinto realizzato per Forel rivelava una rigidità tale sul lato destro del corpo, da farsi quasi premonitore del colpo apoplettico che colpì lo psichiatra austriaco, non molto tempo dopo.

Oskar Kokoschka, Ritratto di Auguste Henri Forel

Strumento di conoscenza per eccellenza, il disegno fu cruciale nello studio delle fasi della luna per Galileo Galilei. Grazie ad esso, Galileo fece una delle più importanti scoperte scientifiche: che la Luna ha una superficie “disuguale, aspra, disseminata di cavità e di sporgenze, non diversamente dalla faccia della Terra”. I suoi disegni ad acquerello del 1609 ci mostrano la superficie lunare nelle sue cicliche fasi di luce e ombra, con una superficie niente affatto liscia, ma tramata da cavità e irregolarità.

Galileo, Disegni della Luna, disegni ad acquerello 1609

Il pensiero sistemico, come il disegno, ha origini lontane. Già Aristotele sondava il rapporto tra oggetto osservato, ciò che lo compone e forma e sostanza dell’oggetto stesso. Basterebbe questo per creare una pista diretta tra disegno e pensiero sistemico, poiché entrambi ruotano il loro interesse intorno alle interazioni di ogni singolo elemento, nell’insieme delle cose e all’influenza (casuale e non) che ciascuna parte può avere nella totalità.

Entrambi affrontano questioni esaminandole da diverse angolazioni: la molteplicità dei punti di vista e la loro accettazione, sono componenti familiari a tutti e due. Si considerano le interrelazioni di ogni parte con l’altra e l’influenza di ogni elemento nel tutto. Non solo: si accetta la vulnerabilità e l’estrema sensibilità al cambiamento.

Pensiamo ad esempio a quanto sia un fatto complesso disegnare una natura morta, al variare della luce.

Ciò che notiamo è qualcosa che cambia di continuo (la luce), che funziona in relazione al resto delle parti e che non è indipendente dalla sua totalità.

Chi disegna, pensa sistematicamente alla globalità di ciò che osserva.

Il disegno, quindi può aiutarci a “pensare sistemicamente”, esplorando le correlazioni morfologiche tra diversi ecosistemi: per cercare e trovare anatomie in natura, ad esempio, grazie all’aiuto concreto di una buona osservazione. Basta una semplice passeggiata per riuscire a cogliere una certa ripetizione nelle forme in natura o all’interno di ecosistemi diversi. Esiste una relazione stretta tra organismi considerati separati, e queste analogie si trovano all’interno della loro struttura. Nelle radici di mangrovia, o nei rami degli alberi c’è un’affascinante similitudine con la struttura ossea umana e animale. La distribuzione armonica delle stelle somiglia a quella dei nei sulla pelle, alcune selci stratificate hanno la consistenza spugnosa delle ossa. Esiste una familiarità tra ecosistemi differenti, considerati separati tra loro.

Un pattern, che si ripete in specie fino ad oggi considerate diverse e separate tra loro.

Ma a cosa serve approfondire questo aspetto col disegno? Grazie ad esso comprendiamo una visione meno egologica del mondo. Un’organizzazione dove l’uomo non è più in cima a una scala gerarchica o al centro delle cose, ma in serena coesistenza con le diversità.

I pattern, la trama dell’universo e il pensiero sistemico.

La nostra intelligenza visiva aiuta a decodificare questi pattern per individuare una poetica interconnessione tra le cose. L’intelligenza visiva è alla base del pensiero sistemico, che riorganizza la realtà concependola come un insieme di sistemi interconnessi. Per quanto probabili o improbabili siano tali connessioni.

Disegnare le correlazioni tra pattern diversi, da ecosistemi diversi, avvicina a un modo di pensare flessibile. In quest’ottica, anche una certa casualità può avere, in modo accettabile, un’influenza sulle cose. Dinamicità, flessibilità e predisposizione al cambiamento: partendo dal disegno, (fondato tra l’altro anch’esso su questi presupposti), arriviamo ad avvertire la complessità delle cose. Ne accettiamo sfaccettature in contrasto tra loro, o la possibilità di evoluzioni casuali, o che addirittura non abbiano alcuna correlazione tra causa ed effetto.

Può forse essere una strada da percorrere, quella dell’accettazione di una certa irrazionalità o incomprensibilità delle cose?

La complessità non è semplificabile: esistono sfaccettature opposte allo stesso problema, o interdipendenze irrazionali. Non ultima, esiste la possibile coesistenza e accettazione di emozioni contrastanti, scatenatesi all’interno dello stesso evento.

Oggi non è più difficile capire ciò che non conosciamo, ma ciò che conosciamo.

E’ difficilissimo metabolizzare, razionalizzare la miriade di informazioni che riceviamo quotidianamente, sui temi più disparati. Questa fame di informazioni, crea un bisogno sempre crescente di ulteriori informazioni per racimolare più elementi possibile, per avere più materiale da scardinare.

In cerca di stabilità e rassicurazione accumuliamo informazioni, spesso non utili o che non sappiamo pienamente maneggiare, per raccogliere elementi che “inneschino” una soluzione. Tentare di risolvere problemi complessi con atteggiamento complicato fa trovare solo false soluzioni, che ci illudono di poter avere una forma di controllo. Questo perché abbiamo l’abitudine di risolvere le cose in modo “lineare”, separato. Oggi non riusciamo più a decodificare connessioni tra le diverse conoscenze. A scuola ci insegnano, nel tentativo di razionalizzare la giornata scolastica, ogni materia separatamente. Ma questo porta a pensare, complicando, che ogni sapere sia separato dall’altro.

Spesso è la frammentazione degli elementi ad essere il problema, e certamente non la soluzione.

Nel tentativo ossessivo di trovare soluzioni a un problema complesso (la pandemia), che non era assolutamente “soltanto” sanitario, si sono fatte largo difficoltà di accettazione, ossessioni e paure.

Osservare similitudini tra pattern in ecosistemi e specie diverse tra loro, studiarne le correlazioni improbabili attraverso il disegno, ci aiuta a formulare l’idea complessa che tutto è in relazione. Coesistente, instabile e correlato in modo non sempre razionalmente spiegabile. Il principio lineare causa/effetto, forse non è sempre una scelta valida.

E’ ciò che Calvino ha fatto in letteratura: invitarci a pensare in modo complesso. Leggendo Se una notte d’inverno un viaggiatore, ogni storia sembra scivolare nell’altra e ciò che noi afferriamo tra le pagine è un senso generale delle cose, collegate le une alle altre, anche se non riusciamo concretamente a stabilire connessioni precise tra le parti. Non riusciamo, in sostanza, a creare una rassicurante relazione causa/effetto, nel compiersi della storia.

Complesso o complicato?

Un sistema complicato ha un aspetto molto più lineare. In un’automobile ogni singola parte può essere smontata e l’insieme delle parti ne determina il funzionamento. Se taglio un filo all’automobile, so cosa sto causando. E a ritroso, esaminando il danno, posso anche stabilire cosa sia successo. In un sistema complesso questo non è possibile, perché le proprietà del tutto non corrispondono alle singole parti. Un sistema complesso è incerto, aleatorio e vulnerabile. La formulazione lineare causa/effetto ci sostiene (forse falsamente) di poter esercitare un certo controllo sugli eventi: faccio questo, ottengo questo. Ma nelle formulazioni complesse, dove ogni cosa è connessa all’altra, si può accettare di non poter conoscere, né controllare ogni cosa, in una concezione circolare degli eventi, dove ogni cosa è connessa all’altra in modo anche casuale.

L’osservazione attenta del disegno aiuta a riconoscere queste connessioni.

Aiuta a concepire l’ecosistema come parte di un tutto e non come una serie di organismi separati tra loro. Fondato sull’osservazione, chiama in causa la nostra intelligenza visiva, che è ben allenata a valutare ecologicamente l’insieme delle cose. Servirsi del disegno per pensare non solo in modo visivo, ma anche complesso, è secondo me una strategia molto efficace per comprendere e accettare. Disegnando usiamo il nostro strumento diagnostico per eccellenza, il nostro occhio ecologico, per individuare visivamente il comun denominatore fra mondi considerati separati.

Dalla teoria della Gestalt, che ci aiuta a tenere visivamente presente l’insieme delle cose ed é così cruciale nella buona riuscita di un disegno, alla visualizzazione della realtà attraverso forme e non parole: possiamo in questo modo avvicinarci a questo tipo di affascinante complessità.

Il disegno e il pensiero sistemico possono essere validi strumenti di accettazione e comprensione dell’epoca in cui viviamo. Attraverso il disegno e il pensiero sistemico possiamo girare intorno ad una visione più ecologica, globale, complessa e di conseguenza non gerarchica del mondo umano, animale e vegetale.

Sara Spizzichino, 24H Drawing Lab

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