Scoprire il nostro stile nel disegno

Foto: Mike Kotsch via Unsplash

Scoprire il nostro stile nel disegno. Iniziamo con una considerazione: non è facilissimo, oggi, ascoltare il proprio istinto creativo quando siamo costantemente bombardati dai lavori degli altri sui social. Guardarsi intorno ha dei pregi con effetti collaterali. Perché se da una parte possiamo essere costantemente aggiornati sul disegno, l’illustrazione e tutto ciò che ruota attorno alla nostra passione, dall’altra, in tutto questo rumore sentire la nostra voce diventa davvero difficile.

Uno degli effetti collaterali più controproducenti è quello di far scattare un meccanismo inconscio di svalutazione, in cui

paragoniamo il nostro lavoro con quello degli altri traendo conclusioni a nostro svantaggio.

Ma una cosa è certa: se il lavoro di un altro disegnatore mi piace, non significa che il mio non sia di qualità. Benché non sia un’equazione sempre vera, a volte osserviamo i lavori degli altri con grande ammirazione. Allo stesso tempo, sollecitiamo una cosa con la quale molti di noi convivono: il nostro censore. E nel caos sopra citato è importantissimo sapersi “sentire” senza cadere nella trappola.

Ci sono invece alcune domande interessanti che potreste porvi quando guardate il lavoro degli altri. Ad esempio: “E’ un lavoro che mi piacerebbe realizzare? Perché? In cosa considero questi disegni migliori dei miei? Sono certo che le mie siano valutazioni autentiche e non suggerite da qualcosa che mi spinga a mollare?”

Buona la prima, ma anche no.

Svuotando la nostra mente e le nostre cache da questo inquinamento visivo, procediamo dritti per la nostra strada.

Avrete forse avuto modo, complice il tempo a disposizione, di sperimentarvi con meno paura, di avere per la prima volta il tempo di poter sbagliare.

Chi di voi è un disegnatore che patisce la frustrazione di non poter dedicare sufficiente tempo a questa passione, è forse consapevole che lo stato d’animo che si può riscontrare appena ci si siede al cavalletto è:”Deve andar bene alla prima.” e in parte è anche vero, perché ai più non è dato il privilegio di avere molto tempo per stare al cavalletto e quelle due ore ritagliate, sono davvero le ultime gocce di un limone già di per sé spremuto moltissimo – che poi siamo noi -. Quella frase che ci diciamo, “Deve andar bene alla prima.”, eccolo lì, è il nostro censore. Tana! 😉

In queste condizioni è difficile lasciarsi andare, così optiamo inconsapevolmente per uno stile più rassicurante e convenzionale, che fa andare buona la prima ma che rema contro alla ricerca di una personale cifra stilistica.

Se non ci diamo la possibilità di fare delle stupidaggini belle e buone, quello che otterremo sarà un buon risultato senza noi dentro, nel nostro essere più autentici.

Ora che abbiamo tempo, parliamo di quando non ne avremo: se proprio non riusciamo ad avere tempo a sufficienza per sperimentare, prima di imparare a perdonarci, impariamo a sbagliare. Vedrete che sarà proprio l’errore una parte determinante per cercare la vostra strada.

Scoprire il vostro stile personale nel disegno rientra all’interno di quello che vi viene meglio fare, quello che riuscite a disegnare senza peso e magari in poco tempo – anche se quest’ultimo non è una regola -. Osservare gli altri ci aiuta in molte cose, ma anche ad andare per esclusione:”E’ molto bello, ma non mi divertirebbe farlo.” “Questa soluzione è davvero notevole, ma non la sento una cosa mia.”. Se una cosa mi piace, non significa che sia quella più adatta a me e soprattutto un conto è osservare un buon disegno, un conto è disegnarlo: molte volte ci sia annoia a morte, scegliendo un disegno che in realtà non ci piace disegnare. Anche per i musicisti è cosi, spesso ascoltano con grande passione qualcosa che li annoia profondamente eseguire.

Bisogna avere un po’ il coraggio di porsi “al di fuori” di ciò che osserviamo, prendere le distanze, mettere in discussione.

La ricerca del nostro stile viaggia soprattutto per esclusione: è più facile capire chi non vogliamo essere, che il contrario. Una deriva davvero poco auspicabile, è quella di ibridare tutto con le informazioni ricevute ogni giorno dai social.

Prendiamo tutto con la giusta distanza, sfruttando l’arricchimento che ci comporta osservare il lavoro degli altri, senza usarlo in nostro sfavore. Io ad esempio non discuterei mai sulla grandezza di Leonardo o Michelangelo, ma c’è da dire che mi annoierei non poco ad imitare i loro disegni e la noia non è una buona condottiera, perché mette spesso il disegnatore di fronte a due scenari possibili: mollare la presa – ricordate che ne avete sempre diritto – oppure continuare per senso del dovere patendo la noia. Un’altra considerazione la mette sul piatto John Ruskin, che sosteneva di disegnare soltanto quando si ha davvero voglia, altrimenti i risultati che si otterranno saranno talmente frustranti, da farci sentire tentati di mollare la presa per sempre.

Inoltre, cosa influisce nel mio stile? Naturalmente la famiglia artistica da cui provieni.

Per famiglia artistica, intendo tutto quel complesso allargato di artisti, musicisti, poeti, scrittori, tramonti e orizzonti di cui ti nutri per coltivare te stesso. Che musica ascolti? Cosa ti piace fotografare? Quali sono le cose che osservi con maggior attenzione e stupore? A diversi stimoli corrispondono risultati diversi. In realtà, andando più a fondo, le stesse persone allo stesso stimolo, rispondono in modi diversi, pensate quante combinazioni possibili, praticamente infinite.

Un buon esercizio che consiglio di fare per scoprire il vostro stile, è quello di

raccogliere tutto ciò che avete fatto senza avere nemmeno intenti creativi,

ad esempio le foto di un bel viaggio. Diventa incredibile come spesso, nei colori, negli scorci scelti o nelle ambientazioni che cerchiamo istintivamente quando non siamo sotto “prova artistica” rivelino molto di più del nostro essere. Alcuni di voi potranno forse ritrovare qualcosa che somiglia al proprio lavoro: che sia nel tratto, nei colori, nelle ambientazioni o nei soggetti scelti. Vi faccio un esempio molto pratico: se quando andiamo in viaggio, o semplicemente facendo una passeggiata, ci sentiamo attratti al punto da voler fotografare le texture dei muri, non sarà affatto casuale rivedere qualcosa di quei graffi, di quel tratto all’interno del nostro lavoro.

Tutto ciò che troviamo anche e soprattutto quando non lo stiamo cercando, fa riferimento a qualcosa che è tipica di noi e soltanto nostra, basta solo mettersi in ascolto.

Concludendo questo articolo, voglio dirvi che forse scoprire uno stile personale nel disegno è un falso obiettivo: una di quelle situazioni descritte così bene da L. Frank Baum nei protagonisti del Mago di Oz, dove ognuno di loro desiderava fortemente avere qualcosa che non sapeva di avere già.

Aprendo i cassetti, infatti, osservando il lavoro svolto e quello realizzato quando non si è al cavalletto, dalle foto di viaggio, a una canzone o una poesia scritte per scherzo, fino a una ricetta di pura invenzione: è in questo genere di cose che esiste un comune denominatore, che non rende necessario trovare uno stile proprio, perché si sviluppa spontaneamente soprattutto quando giochiamo e abbassiamo la guardia verso noi stessi e fa riferimento a qualcosa di unico, irripetibile e non comparabile: ognuno di noi.

Come spesso vi diciamo al corso quando si tratta di disegnare: per scoprire il nostro stile nel disegno tutto quello di cui abbiamo bisogno, ce l’abbiamo di fronte agli occhi, basta solo osservarlo.

Buona ricerca!

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