La Camera di Ames

La camera di Ames

La Camera di Ames

Ciao disegnatori,

oggi vi parlo della Camera di Ames, con un intento ben preciso e perché ben si sposa con la filosofia di 24H Drawing Lab.

La Camera di Ames fu progettata nel 1946 dall’oftalmologo Adelbert Ames, da un’idea di Hermann Helmholtz. Costruita sul concetto di illusione e distorsione della realtá. Con un sistema simile a quello di Francesco Borromini nella (geniale) prospettiva di Palazzo Spada, Ames distorce prospetticamente la camera. Abbassa parti del pavimento, stringe il fondo.

Ridisegna ogni parte in maniera illusoria.

Prospettiva di Borromini, Palazzo Spada, Roma.
Prospettiva di Borromini, Palazzo Spada, Roma.

Osservando la Camera frontalmente e attraverso un foro, quello che vediamo è una stanza, dove all’interno una persona ci appare gigante e una piccola, contemporaneamente.

Normale lo stupore,

ma cosa accade esattamente nella nostra mente?

La nostra mente ha un archivio di immagini simboliche, tanto che preferisce percepire una stanza cosi come l’abbiamo sempre conosciuta, piuttosto che vederla per come realmente è.

E’ un concetto importantissimo sul quale poggia tutto il concetto della percezione visiva: la Camera di Ames non è solo dimostrazione di abili calcoli matematici, ma un invito all’osservazione delle cose NON come riteniamo debbano essere, ma per come sono realmente.

Il disegno si basa sulla risorsa che ognuno di noi ha nell’affidarsi a se stesso e a ciò che vede. Certo, se non avessimo uno schema di come è fatta una stanza non sapremmo come muoverci al suo interno.

Di per sé lo schema una sua utilitá ce l’ha. Il punto è quando applichiamo lo schema (nel caso di Ames, lo schema di come noi sappiamo che una stanza è fatta) quando le cose si presentano diversamente.

Se volete entrare nella Camera di Ames e scoprire gli inganni della nostra mente, un bell’esempio si trova al Museo della Mente a Roma, presso l’Ex Ospedale Psichiatrico di Santa Maria della Pietá (Monte Mario), Museo che vi invito assolutamente a vedere. L’installazione, fatta benissimo e curata dal collettivo artistico Studio Azzurro, apre la mostra al Museo proprio con l’intento preciso di farci abbandonare il concetto di “normalità” e l’idea che abbiamo sempre avuto di essa.

La Camera di Ames è invito a riflettere sugli inganni della nostra mente, perché non tutto ciò che vediamo è davvero ciò che sembra. E’ un’installazione che ha un grande valore, anche per il luogo in cui è inserita: prima di entrare in quello che era un ospedale psichiatrico, ci aiuta ad abbandonare la parola normale.

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