
Il 27 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Disegno e nel web si rincorrono, complice anche il periodo di isolamento che stiamo vivendo, le dimostrazioni di quanto questa pratica sia amata da tanti di ogni età. Infatti è un’attività da poter svolgere pienamente e senza limitazioni – e con grandi soddisfazioni! – anche a casa propria. Come sapete noi incentiviamo ogni attività legata al disegnare e ne incoraggiamo l’apprendimento per le inestimabili proprietà comunicative che ci consente di avere. In questo articolo tratto dal nostro sito e scritto da Rivka Spizzichino, vi spieghiamo come mai disegnare è tanto importante.
Come mai si disegna?
Prima di tutto perché a volte le parole non bastano. Non perché non ne esistano a sufficienza, o perché non siano queste abbastanza nobili e belle da poter essere strutturate sapientemente. Ma piuttosto, perché può capitare che nella loro sequenza, nel tono o nella scelta dei termini usati – e nonostante gli sforzi – il nostro fine, che è quello di esprimerci, continui a sfuggirci. Altre volte invece, non conosciamo proprio le parole che ci servono. Io per esempio capii per la prima volta la potenza del disegno, quando da bambina esibivo i miei modelli a mia madre per ricavarne dei vestitini. A quell’età non avevo certo dimestichezza con parole come volant, rouche e balza. E nemmeno ora… Ma quando mia madre sorrideva “traducendo” i miei modelli con i graziosi tecnicismi del suo lavoro sartoriale, io avevo l’impressione di aver creato qualcosa che poteva ANCHE essere definito con le parole, ma che di fatto non partiva da queste. Insomma, è bene sapere che da un punto di vista lessicale, se avvertiamo la frustrazione di non arrivare alla nostra meta, possiamo compensare la distanza che manca al traguardo con il disegno.
Tutti possono disegnare.
Il disegno non è un ambito inaccessibile, ma accogliente e favorevole alla libera espressione di sé. In questo articolo analizzerò per voi le motivazioni di carattere pratico e psicologico che spingono una persona a fare del disegno il suo lavoro – o passatempo – preferito.
Sono in molti a chiedersi: perché dovrei disegnare?
Potrei fare qualcosa di più remunerativo. Per rispondere a questa domanda illustrerò alcuni usi professionali (mi limiterò a 3 per ragioni di spazio) che richiedono il disegno come requisito di partenza per poter sviluppare un percorso che si affacci anche alla possibilità di un guadagno.
Lo storyboard.
Storyboard è un termine inglese che, letteralmente, significa “tavola (board) della storia (story, intesa come racconto)” e viene generalmente utilizzato per indicare la rappresentazione grafica, sotto forma di sequenze disegnate in ordine cronologico, delle inquadrature di un fumetto o di un’opera filmata, dal vero come d’animazione. In italiano perciò potrebbe essere tradotto come “sceneggiatura disegnata”, oppure come “visualizzazione di un’idea di regia”. Il suo impiego è di vitale importanza nella costruzione di spot pubblicitari, sequenze animate, cortometraggi e film. Chi acquisisce questa capacità può essere impiegato in tutti questi ambiti, sviluppare un proprio stile, essere considerato sulla base della sapienza dei suoi tratti. Grazie allo storyboard – e solo con quello – le modalità di ripresa, di sequenza e d’espressione vengono fissate senza possibilità di interpretazione. E’ l’unico modo che rende chiaro e immediatamente visibile alla troupe, quello che ancora non esiste. E sentite questa: “lo storyboard può servire alla produzione per capire meglio i costi di una scena, o addirittura per inchiodare un regista alle sue scelte, facendogli firmare i disegni come un contratto, in modo da non far lievitare troppo i costi della lavorazione”. Pensate quanto il disegno – in questo ambito – sia cruciale.
Modelli (o cartamodelli).
“Nel linguaggio della moda e del commercio, abito femminile (o anche cappello, scarpe o altro accessorio) confezionato su disegno originale e con carattere proprio, presentato da una casa di mode come novità, in un numero limitato di esemplari o in esemplare unico.” Questi sono il punto di partenza per qualunque tipo di produzione inerente i beni accessori della persona: scarpe, borse, indumenti, oreficeria. Nulla si produce sulla casualità, ma su un’attenta considerazione dei dettagli, delle misure e dei materiali. Questo, si può stabilire solo disegnando, andando cioè a raccontare agli altri quello che noi mentalmente vediamo con assoluta nitidezza. E naturalmente, il lavoro si finalizza nel momento in cui – bozzetto in mano – discutiamo con gli artigiani che andranno poi a creare quello che abbiamo immaginato.
In questa maniera, ho avuto infinite possibilità di regalare oggetti disegnati da me a persone care. Sciarpe, tracolle per strumenti musicali personalizzate (ricordo il mio modello realizzato con le fessure porta plettri interne, molto funzionali a fini ergonomici). Per finire mi sono regalata una serie di tracolle per tutte le mie macchine fotografiche. Disegnate da me, realizzate a mano da un sapiente artigiano.
La liuteria.
Ecco il terzo, tra gli impieghi scelti per raccontarvi quanto il disegno sia in moltissimi ambiti, ancora vitale. Amando molto il violino, spesso navigo tra i forum, blog e siti che riguardino questa passione. Molti liutai raccomandano ai loro “scolari” o in generale a chi intende intraprendere la professione di liutaio, di assicurarsi qualche nozione base di disegno come punto di partenza per realizzare i propri strumenti.
A causa di questa carenza spesso i liutai ricorrono a modelli preesistenti, riscontrando evidenti difficoltà nel mettere a punto uno strumento completamente personale il cui suono non può essere altro che di quel liutaio. Certo in questo caso, di chiaroscuri e tecniche avanzate del disegno poco importa. Ma di certo, due nozioni in questo ambito aiuterebbero a dare una forma molto personale a quello che in fondo, personalmente immaginiamo. Del resto l’immaginazione è solo nostra. L’espressione di questa, è condivisione.
Gli ambiti e gli usi del disegno sono ancora moltissimi ma purtroppo devo fermarmi qui. Come avrete avuto modo di notare, tutti gli usi (o gli ambiti d’uso) del disegno citati in questo articolo riguardano il punto di partenza delle varie professioni. Da bambina dunque non mi sbagliavo, quando pensavo che la vera potenza espressiva, risiedeva nel disegno. Le parole o gli oggetti a cui si riferiscono le parole, spesso nascono dopo un bel tratto a matita.
Ora vi elencherò di seguito una serie di spunti motivazionali non applicati ad una professione, ma che hanno un grosso valore nelle possibilità espressive che il disegno può offrirci.
Disegnare è un po’ come suonare. Ho sentito molti musicisti convinti della forte potenzialità comunicativa della musica, descrivendola come un ponte linguistico, una lingua comune a chi una lingua in comune non ce l’ha. E se pensate ad alcuni spartiti… Sono veri e propri disegni!! Osservando il terzo movimento dell’Autunno di Antonio Vivaldi per esempio, ho immaginato che la sequenza FA-DO-FA-FA imitasse graficamente il trotto dei cavalli durante la caccia.
Quando disegno, non mi limito a mostrarvi quello che vedo (o che immagino), ma su un piano comunicativo invisibile, vi riferisco anche come mi sento mentre io vedo o immagino. E’ bene ricordare che spesso il pudore non ci consente di usare le parole come primo mezzo comunicativo.
E‘ economico.
Un’attività di facile trasporto.
Aumenta le capacità di risolvere problemi.
Potenzia la capacità di concentrazione dunque l’apprendimento, aumentando le nostre risorse intellettuali.
Ha valore di sfida verso noi stessi, facendoci tendere al superamento dei risultati ottenuti.
Aumenta la fiducia in noi stessi.
E’ uno strumento per offrire regali inattesi e personali.
Offre al nostro cervello abituato a ritmi stressanti, la possibilità di una dimensione temporaneamente dilatata e ovattata, regalandoci un senso di appagamento generale.