Oltre le regole: il disegno è libertà

Autoritratto tattile realizzato da una partecipante al workshop di 24H Drawing Lab. Foto Archivio 24H Drawing Lab.

Oltre le regole: il disegno è libertà.

Amici del Drawing Lab,

al corso impariamo le strategie per superare gli ostacoli che non ci consentono di disegnare bene. A volte è anche necessario fermarsi a riflettere in modo più accademico su ciò che riguarda i valori tonali o le proporzioni del volto. Ma in questa ricerca di miglioramento, è altrettanto importante riflettere sul superamento di alcune convenzioni.

E’ un post dedicato a chi sta cercando una maggiore libertà nei propri lavori e meno dedicato a chi insegue risultati di perfezionamento tecnico.

Per convenzioni intendo soprattutto alcune schematicità che possono crearsi una volta superati gli ostacoli fondamentali, quando ci affacciamo a un livello più avanzato nel disegno. Sono convenzioni che bloccano la libertà per condurla a un esito leggermente naif. Forse l’ultimo scoglio da dover superare per liberare mano e mente.

Concediti di non finire.

Non tutto ciò che inizia ha una fine, non tutto ciò che è connesso deve toccarsi. Un pensiero convenzionale, forse dato da come siamo stati educati, è quello di essere abituati a dover finire ciò che abbiamo iniziato. Nel terreno astratto del disegno possiamo concederci di non portare a termine, se sentiamo che funziona.

Spesso al corso capita di vedervi divisi tra la responsabilità del finire e il desiderio di lasciare incompiuto. Se funziona, non finite: sarà ultimandolo che molto probabilmente smetterà di funzionare. Questa convenzione è solita nel disegno del foliage, dove si cerca di far iniziare una linea e portarla fino alla fine per connetterla a un’altra. Il risultato potrebbe essere una certa rigidità nelle fronde.

Una cosa che favorisce una certa libertà, è comprendere che non tutto deve toccarsi, iniziare e finire, o essere connesso. Nel disegno possiamo permetterci di iniziare una linea che poi si interrompe a metà strada. Se stiamo disegnando una siepe, ad esempio, potremmo sentirci tentati di descrivere minuziosamente i rami e le foglie, ma non sempre è una scelta funzionale, perché si corre il rischio di rendere il tutto un po’ rigido, proprio come il nostro approccio. Una buona strategia è quella di disegnare le foglie, o la fronda di un albero, senza inseguire la necessità della continuità: questo favorirà anche una certa flessibilità, limitando l’errore.

L’esigenza del foglio perfetto.

Che un foglio mantenuto pulito e ordinato sia una cosa utile, lo sappiamo da sempre, da quando ci hanno insegnato a tenerlo pulito alle elementari. Nel disegno non è una regola che vale sempre, perché dipende dal risultato che vogliamo raggiungere. Accettare il rischio della libertà, significa anche accettare che non ci interessa la perfezione. Nella foto che apre questo post, vedete il risultato di un autoritratto tattile, eseguito su un foglio di carta Fabriano di cm.50×70 di fascia economica. Il disegno è stato realizzato da una partecipante al nostro workshop gratuito tenuto all’Archivio Menna Binga di Roma. Notate come sia interessante la trasformazione delle informazioni tattili, in informazioni visive. E soprattutto come non sia importante un foglio pregiato, o una spesa eccessiva per elaborare attraverso il disegno una ricerca interessante.

“La fatalità dell’errore”

Al corso diciamo spesso che nel disegno non esistono veri e propri errori, piuttosto aggiustamenti di tiro. Sembra una banalità, invece è un modo per svincolarci dall’idea dell’errore inteso come sbaglio. Quando aggiungiamo elementi in un disegno, è verosimile che ciò che prima funzionava, in un contesto diverso e con l’aggiunta di nuove parti smetta di funzionare: ecco perché è fondamentale avere un approccio flessibile, pronto alla modifica e alla rinuncia.

Naturalmente, se noi interpretiamo l’errore come uno sbaglio, avremo un rapporto di giudizio con quanto stiamo facendo. Possiamo, a nostro svantaggio, trasformare qualcosa che è parte del processo creativo – l’errore – in qualcosa per testare la presenza o meno del nostro talento. Per metterci sotto pressione, insomma. Quando sperimentiamo la libertà creativa è importante anche abbandonare un po’ la necessità del risultato e la fatalità dell’errore, visto come un’entità che mi allontana dal mio obiettivo. Ricordiamoci che è anche l’errore, a portarci al risultato.

“Così non si fa”

Questa è la sciagura di chi ha frequentato scuole d’arte: quella di trovare un insegnante – o il curioso di turno – che dispensa consigli che noi viviamo come invasivi. Bisogna fare uno sforzo e smistare i consigli utili da quelli un po’ meno utili, lasciando che non siano gli altri a definire il nostro lavoro.

Dire che una cosa si fa così o non si fa così, significa ammettere che esista soltanto un modo per fare una cosa, mentre la creatività ci insegna addirittura che possiamo usare oggetti di uso quotidiano con funzioni diverse da quelli per cui sono nati.

Figuriamoci se esistono regole ferree su come realizzare qualcosa. Il punto è che ognuno arriva ai propri obiettivi a suo modo, e il disegno ci insegna che non esiste un solo modo per far bene una cosa. Non è soltanto la tecnica a portare ottimi risultati, anzi spesso è controproducente: Luciano Fabro, nel suo Arte torna Arte, sosteneva che spesso una falsa credenza è quella di ritenere che un lavoro sia fatto bene solo se ci si è messo un sacco di tempo per farlo, in realtà non è affatto così.

Secondo lui ciò che conta non è cercare l’armonia, altrimenti il rischio è di sfociare in un lavoro lezioso e decorativo. Se invece dimentichiamo la ricerca di una cosa “bella” per favorire un nostro processo di pensiero all’interno di ciò che creiamo, sosterremo il nostro lavoro dalla solidità del concetto. Ciò che Fabro definisce la punta della piramide: un vertice visibile sostenuto dalla solidità che si apre al di sotto. Per questo torno a dirvi di non cedere all’imperativo “Si fa così.”, che sia detto da qualcuno o da voi, perché per una serie di motivi vi porterebbe fuori strada.

Questa è LA convenzione.

Cosa esattamente non si fa? Pensiamo ad esempio a un disegno che ci soddisfa molto, ma il foglio che abbiamo scelto si rivela troppo piccolo. Siamo a un bivio: decretare la fine di un lavoro non soddisfacente oppure andare oltre l’errore valutandolo come possibilità? Magari usando un nastro carta per aggiungere fogli e spazio per continuare? Proviamo a immaginare quando potrebbe essere interessante il risultato. Gli artisti contemporanei che usano perlopiù il disegno come medium, non sono molto interessati alle convenzioni e spesso troviamo dei risultati davvero molto interessanti su un semplice foglio di quaderno a quadretti.

Buona ricerca!

Di 24H Drawing Lab

Benvenuti nel blog di 24H Drawing Lab: un corso intensivo di disegno destinato a persone che non hanno alcuna preparazione tecnica e hanno il desiderio di incrementare le proprie capacità in poco tempo, ma anche ad esperti che vogliono approfondire metodi innovativi legati alla disciplina del disegno. Basato sul Metodo Edwards, che consente di naturalizzare il gesto del disegnare così come si è naturalizzata la guida o la lettura. Obiettivo del corso è quello di “vedere la soluzione dei problemi” che non ci fanno disegnare bene, comprendendo che saper disegnare vuol dire soprattutto saper osservare. Corsi online e in presenza, di gruppo, individuali e aziendali. - Costo corso di gruppo: 300,00 euro (online 200) - Costo corso individuale: 400,00 euro (online 300) - Durata: 24 ore - Materiale: fornito (e resta tuo) - Piattaforma usata (versione online): Zoom E torni gratis ogni volta che vuoi.

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