Il Drawing Lab incontra il pittore Giuliano Gentile.

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Il Drawing Lab incontra il pittore Giuliano Gentile.

Salve Sig. Gentile. Tra le prime cose che colpiscono della sua pittura è che lei sceglie per il suo viaggio una barchetta di carta. Questa è l’era della velocità, dei mezzi sempre più veloci. Come mai lei sceglie un mezzo tanto vulnerabile?

Ognuno riconosce in sé una sua fragilità. Il messaggio è che attraverso l’osservazione di un elemento tanto fragile, ognuno rientra un po’ in sé stesso. E poi la mia pittura è piena di elementi ricavati dall’infanzia: giocattoli che escono fuori dalle scatole, cavallucci di legno … Mi servo della pittura per raccontare, in un certo senso semplificando le emozioni. Mi sono ricordato – attraverso la pittura – della parte emozionale delle persone. Le persone devono entrare nel discorso dell’arte, bisogna far capire attraverso l’arte. E’ davvero importante. Una persona mi ha chiesto di scrivere “ricordati di sorridere” attraverso un mio quadro, e per me è stato importantissimo.

E ci mostra il suo quadro “Messaggio d’Amore”. Da una busta tira fuori moltissime opere senza cornici, tutte vibranti grazie ai suoi colori acrilici. Tra queste anche “La mia notte” quadro che ha dato il titolo alla mostra realizzata a Piazza Risorgimento a Cerveteri. Lei è un artista molto produttivo.

Sì, amo dipingere sempre. Anche quando viaggio porto con me tele di piccola misura.

Ci mostra dei multipli con il ritocco a colore per sua mano.

Si tratta di multipli a cui io apporto un piccolo ritocco a mano. Poi ci sono degli originali – tecniche miste – realizzate ad acrilico e inchiostro nero indelebile, in alcuni vi è anche collage. In questo che vi mostro c’è lo spartito del Nabucco.

Ci racconti un po’ della sua vita. Lei è nato a Sulmona…

Ho trascorso l’infanzia e i primi miei studi a Sulmona. Mi sono diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Roma, in decorazione pittorica. Qui ho iniziato a lavorare. Il mio primo lavoro è stato in serigrafia; per la stampa d’arte ho conosciuto N. Frascà e F. Uncini esponenti all’epoca dell’Op Art (Optical Art, ndr.), poi ho lavorato a Pomezia in una ditta di pubblicità. Ho lavorato anche alla Rinascente dove svolgevo le mansioni di vetrinista cartellonista.

Se dovesse scegliere un consiglio da dare ai giovani che vogliono intraprendere un percorso legato all’arte, cosa suggerirebbe?

Consiglio ai giovani di divertirsi attraverso l’arte, anche se questa crea una conflittualità. L’arte è espressione, ognuno la interpreta come vuole. Bisogna trovare piacere nel gesto artistico, conquistando le cose un po’ per volta. Anche per mettere insieme certi colori ed ottenere certi risultati ci vuole cammino ed esperimento. A me è capitato di conquistare le cose un po’ per volta. Ripetere un risultato che mi è piaciuto, mi aiuta a fissarlo nella mente. A volte posso mettere dei segni senza nessuna cognizione, e vedere quello che succede.

Quanto tempo dedica alla pittura?

Dedico alla pittura più o meno tempo tutti i giorni. Lavoro più alacremente in prossimità delle mostre. Preferibilmente dipingo a casa, molto meno qui nel mio studio; questo perché mi capita di lavorare in orari insoliti. Guardi queste opere le ho terminate questa mattina. E’ molto importante come stendere il colore, dove debba andare la luce. Anche questi ocra, verdi o azzurri mi servono per creare degli effetti. Alcuni colori vengono messi con la spatola, a impasto. In questo modo il colore si attacca ad alcune
asperità, non in maniera omogenea. I colori sono delle terre colorate, in relazione al collante usato per amalgamarle diventano colori acrilici, vinilici, oli ecc.. Dipingo con colori acrilici. L’acrilico asciuga velocemente, per questo lo preferisco alla pittura a olio.

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Lei prepara dei bozzetti prima?

Preparo la tela col gesso acrilico, che lascia delle asperità così il colore si spande in modo non omogeneo, creando degli effetti particolari. Eseguo il disegno a matita che poi contorno con i vari colori. Dopo di che passo la prima stesura di colore. Ma dopo la prima passata il colore non è ancora abbastanza forte. Un colore per essere corposo e di forte tonalità ha bisogno di altri strati di colore, quindi apporto le successive stesure. Riveste una importanza basilare il colore e la luce. Il passaggio tra un colore e l’altro, deve restare molto dolce. Quindi nel passaggio tra  una tonalità scura  ed una luminosa
interpongo una piccola tonalità intermedia. Se passassi dal bianco al grigio scuro, certamente lo stacco sarebbe troppo netto. In questo caso io adopero il rosa, per addolcire il passaggio tra luce e ombra. In parte c’è un lavoro di prospettiva, ma non mi interessa più di tanto. Ad esempio il tetto di una casa lo faccio dritto, non mi interessa da un punto di vista prospettico. C’è un continuo gioco di sfumature di colore. L’importante per me è trovare l’armonia dei colori, anche se non si rapporta alla realtà.  Oltre la parte tecnica è molto importante la poetica, la dialettica e la simbologia del racconto. L’artista si riconosce dal proprio segno, dalla propria pittura, dal proprio stile.

Ci mostra tutte le sue pubblicazioni, giornali, riviste e copertine di libri. Quando potremo vederla di nuovo in mostra?

Mi vedrete alla Fiera di Roma nelle manifestazioni di MOA Casa e CASA Idea, dove espongo regolarmente e in varie mostre fatte nella mia città ed in Gallerie d’Arte. Ho partecipato con un mio bozzetto alla Giostra Cavalleresca di Sulmona nel 2012. La mia opera è stata scelta per realizzare il manifesto della “CORDESCA” (Giostra Cavalleresca dei Giovani); e per realizzare l’etichetta del “VINO DELLA GIOSTRA”.

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Ci mostra un quadro particolare…

Questo è un quadro particolare. In mostra, questa opera, ha destato commenti e discussioni. Rappresenta un omaggio a Piero Manzoni per i suoi 92 barattoli che nel ’61 ha presentato  alla Biennale di Venezia, in confronto con la favola di Andersen “I vestiti del Re” ho rappresentato un barattolo di Manzoni ed  una carta da gioco: “Il Re”. Nella favola  i sarti fecero finta di cucire i vestiti. Il regnante indossa questi finti abiti e nessuno si azzarda a dire che il re è nudo, tranne un bimbo. Il bimbo, la voce dell’innocenza, ha affermato una verità “Il Re è nudo!”. Nel mio quadro la frase ha un
punto interrogativo e spetta alla spettatore dare la sua risposta. E’ o non è vera arte? Io apprezzo Manzoni, ha portato un suo discorso nell’arte che è valido.

La sua barchetta comunque salva alcune cose…

Certo, la barchetta di carta salva il castello e la chiesa, ovvero il potere laico e religioso. Poi salva la scuola e la mela, che sono la conoscenza. In pratica la mia barchetta, nella sua fragilità, salva le fondamenta della nostra cultura occidentale.

24H Drawing Lab

Di rivka spizzichino

Photographer, Drawing teacher.

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