Il Drawing Lab incontra l’artista Anna Lorenzini. 24H Drawing Lab oggi incontra la giovane artista Anna Lorenzini, nata a Chiavenna nel 1988. Anna è una pittrice di stati d’animo: introspezione e autoconsapevolezza si materializzano attraverso volti e corpi, figure talvolta afasiche che rivendicano la loro delicata presenza al di là di Spazio e Tempo.
Volti che hanno il sapore di vite passate cristallizzate in vecchie foto di famiglia, occhi che scrutano l’osservatore dell’opera, in un’esplorazione del mondo analitica che ha un’andata e un ritorno.
Non solo quella che parte da noi all’opera, ma anche quella che ritorna dallo sguardo dell’opera verso di noi, in uno studiarci a vicenda.
Ciao Anna, intanto la prima cosa che salta subito agli occhi è che sei giovanissima. A quanti anni hai capito che sarebbe stata la pittura la tua strada?
In realtà fin da piccolissima; utilizzavo le scatole di pastelli di mio fratello maggiore, da lui completamente ignorate, e mi immergevo dentro ai miei fogli. Mia mamma, che a volte mi ricorda momenti del passato, mi racconta spesso che le maestre d’asilo dovevano schiodarmi dal tavolo per farmi svolgere le attività che l’istituto prevedeva.
Hai avuto un percorso formativo piuttosto lineare, dal Liceo Artistico all’Accademia di Belle Arti. Puoi raccontarci la tua esperienza di studi?
Esatto. Ho frequentato il Liceo Artistico G. Ferrari di Morbegno (SO). Quando mi sono iscritta io c’erano ancora diverse possibilità formative. Ho scelto il percorso classico, al terzo anno ho preferito la sezione di architettura piuttosto di quella di accademia, per il semplice motivo che era molto più completa a livello di materie.
Mi sono diplomata nel 2006 con quattro anni di Liceo. L’anno successivo ho ottenuto l’attestato del quinto anno integrativo (facoltativo), da me svolto perché gli studenti dell’anno ’88 dovevano aver quel tipo di titolo per poter accedere all’Accademia. Nel settembre 2007 l’esame per entrare a Brera. Presa.
Dopo i primi tre anni ero convinta di non voler continuare, ma con l’insistenza del mio relatore di tesi, mi convinco nell’iscrivermi al biennio. E qui il disguido: decido di lasciare la sessione di pittura e fare l’esame per accedere alla specialistica di moda dello stesso Istituto.
Ma dopo qualche mese mi accorgo di aver fatto uno sbaglio: la moda, purché mi piacesse, non posso dire il contrario, non mi dava quella soddisfazione e quel brivido suscitati dalla pittura.
Dopo varie lotte dal direttore riesco, l’anno successivo, a riprendere la mia strada, e da qui parte la maratona allo studio per poter recuperare tutto il tempo “perso” e rientrare nell’annualità giusta. Con sacrificio e sudore riesco a mettermi alla pari e laurearmi ad aprile 2013.



Tu ti muovi nel figurativo: ritieni ci sia un pregiudizio verso gli artisti che si misurano con la pittura figurativa in questo paese?
Forse negli anni passati. Viviamo in un’epoca dove ormai tutto è arte, dalla scatola di scarpe vuota ai bambini appesi ad un albero etc. Quindi la domanda sporge spontanea: perché una classica figurazione, un classico quadro dovrebbe essere meno arte di qualcosa che non lo è?
24H Drawing Lab lavora molto sull’autoritratto, e abbiamo notato che i tuoi sono molto espressivi: nascono dal vero o lavori da fotografie?
Lavoro sia attraverso fotografie (sempre da me scattate), sia attraverso lo specchio.
Per la tesi del terzo anno mi ero scattata tra le 500 e le 600 fotografie (per lo studio della fisiognomica), di cui poi ne ho selezionate soltanto tre per i lavori pittorici definitivi.
Per la tesi del biennio, invece, trattando l’autoritratto sotto il profilo psicologico, ho preferito usare lo specchio, come strumento di rappresentazione: era più coerente verso ciò che stavo esprimendo.
Tre parole in ordine d’importanza che ritieni essere state la chiave della tua soddisfazione nell’Arte.
- Sacrificio
- Riconoscimento
- Coinvolgimento
Al nostro corso molte persone scoprono di riuscire a disegnare cose che non avrebbero mai creduto: tu ti sei mai sorpresa positivamente di un superamento di ciò che ritenevi un limite nel tuo lavoro?
Avendo avuto comunque, come dicevamo prima, una formazione molto lineare, la mia paura più grande era quella di non riuscire ad andare oltre alla copia dal vero, cioè alle ore ed ore passate al liceo a rappresentare la modella; ciò poi non avviene in Accademia, per una serie di motivazioni, ed il fatto di essermi spinta oltre ad una capacità rappresentativa ma senza pensiero, è stata per me una grande vittoria.
Ci sono nuovi progetti in arrivo? Ti vedremo a Roma?
Da qualche mese ho iniziato una collaborazione per il mercato cinese, oltre a quello russo già attivo da un paio d’anni. Delle mie opere ora si possono visitare in una grossa collettiva di artisti che si trova a Mirano, in provincia di Venezia. Per quanto riguarda Roma beh.. con un poco di vergogna devo confessare che ci sono stata, a livello di semplice turista, lo scorso mese per la prima volta. Ovviamente mi piacerebbe molto poterci esporre, a chi non piacerebbe, è una città meravigliosa.. SPERIAMO!
Cosa consigli ai giovani artisti come te?
Il mondo dell’arte è un mondo tortuoso, difficile, dove c’è bisogno di un’ostinata gavetta.. non lasciatevi scoraggiare alle prime avversità: con perseveranza le soddisfazioni arrivano!
E a quelli “navigati”?
Qui sono io che aspetto di ricevere qualche consiglio da loro, non ho né la volontà né la presunzione di spandere consigli a chi sicuramente ne sa e ne ha viste più di me. Ciao! 😉
Brava Anna!
Complimenti per questo spazio, sempre utile e aggiornato!